Le donne nella scienza, l’indispensabile contributo nella storia
La Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza si celebra ogni anno l'11 febbraio, con l’obiettivo di riconoscere il loro ruolo fondamentale nella storia, e promuovere l’equo accesso e partecipazione.
È indispensabile valorizzare l’ingegno, la professionalità e l’entusiasmo delle donne nella scienza e nella tecnica non solo per rendere loro giustizia, ma per sottolineare l’indispensabile contributo all’innovazione socioeconomica, che è dimostrato essere complementare e non sovrapponibile rispetto a quello degli uomini.
Valorizzare il punto di vista femminile come possibilità di fornire all’azione scientifica un impulso nuovo, creativo, partecipando alla definizione degli obiettivi e proponendo piste di ricerca innovative.
Dal Settecento a oggi sono tante le donne che hanno fatto la storia della scienza: da Ada Lovelace, matematica britannica che contribuì allo sviluppo della macchina analitica di Charles Babbage, a Marie Curie, che vinse il Nobel per la fisica e la chimica. Da Maria Montessori, tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia, a Rachel Carson, biologa e zoologa statunitense.
Tra le scienziate contemporanee possiamo citare: Rita Levi Montalcini, neurologa e premio Nobel per la medicina nel 1986, è stata anche senatrice a vita della Repubblica Italiana, Annie Easley, informatica e matematica statunitense, una delle prime afroamericane a lavorare per l’agenzia aerospaziale Nasa. E ancora Francoise Barre-Sinoussi, premio Nobel per la medicina nel 2008 per aver scoperto il virus dell’Hiv insieme a Luc Montagnier, e a seguire Nicole King, biologa statunitense, interessata alle origini della pluricellularità.
Oggi, solo nel campo dell'astronomia, sono più di 2000 donne, le ricercatrici universitarie superano il 50%, con punte dell'80% nelle facoltà umanistiche e del 60% in quelle di scienze biologiche.
Le donne sono sempre più protagoniste della ricerca, anche se c’è ancora molto da fare per ridurre il gender gap, abbattere pregiudizi e barriere.
Infatti, le ragazze italiane iscritte a un corso di laurea nelle cosiddette materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), secondo i dati forniti dall'Osservatorio Stem di Deloitte, sono solo il 14,5% di quelle che frequentano l'università, molto al di sotto della media europea. La metà circa delle intervistate parla ancora di stereotipi di genere, che troppo spesso costituiscono un forte disincentivo a intraprendere questi percorsi di studi.
Per tale ragione è fondamentale incoraggiare la formazione delle donne. I fondi di coesione europei hanno sostenuto interventi volti a favorire il livello di istruzione e formazione delle donne (scuola, università e altri percorsi). Nel 2014-2020 in questo ambito sono stati stanziati oltre 165 milioni di euro.
L’uguaglianza di genere è una priorità globale dell’UNESCO e il supporto alle giovani ragazze, alla loro educazione e alla loro piena abilità di far ascoltare le proprie idee sono leve per lo sviluppo e la pace.
Federica Portoghese