Punture di medusa, risciacquo in mare e immersione in acqua calda
Le meduse, fastidiose insidie del mare, provocano nella maggior parte dei casi dolorose punture, causate dalle estremità urticanti dei tentacoli. Normalmente, queste, sfociano in una reazione infiammatoria caratterizzata da rossore localizzato, rilievi cutanei (pomfi) e bruciore.
In caso di contatto con la specie marina, arrivano i consigli della Dermatologia dell’Aou di Cagliari diretta dalla professoressa Laura Atzori. Innanzitutto, è fondamentale mantenere la calma e uscire rapidamente dall’acqua, risciacquare la zona colpita utilizzando l’acqua del mare.
Le tossine rilasciate dalla medusa sono termolabili: la parte colpita va immersa per circa 20 minuti in acqua calda (anche 40-50 gradi) per cercare di inattivarla, o sotto la doccia per un tempo più lungo. Una possibile medicazione consiste nell’applicazione di un gel astringente al cloruro dall’alluminio.
Nei giorni successivi al contatto è raccomandato utilizzare protezioni solari sull’area colpita per evitare l’iperpigmentazione. Se la parte colpita viene bendata è meglio usare garze areate.
Le meduse con lunghi tentacoli (in alcune specie raggiungono i 10 metri di lunghezza) possono avere milioni di nematocisti (liquido urticante) che successivamente, al contatto, possono rimanere sulla pelle della vittima, senza scaricare subito il veleno contenuto. Non toglierli può causare irritazioni anche a distanza di ore. Non toccare le parti di tentacoli rimasti sulla pelle con le mani, per evitare di trasferire parte del liquido urticante a zone particolarmente sensibili come occhi e mucose.
In Italia non ci sono di norma delle meduse ad alta pericolosità, come in certe altre parti del mondo. Oltre alla reazione cutanea, solo in rari casi possono dare delle patologie più sistemiche con reazioni gravi, come shock anafilattici e difficoltà respiratorie.
Federica Portoghese