Il parto d’urgenza al Policlinico

martedì 19 dicembre 2023
Il parto d'urgenza al Policlinico

Gestire in maniera repentina e corretta le emergenze che si possono verificare durante il parto ma anche successivamente a esso, rappresentano un aspetto estremante importante per la salute di mamma e bambino. «Il giorno in cui veniamo al mondo è uno dei giorni più pericolosi della nostra vita - spiega il dottor Bruno Piras, direttore di Emergenze ostetrico ginecologiche del Policlinico Duilio Casula - infatti, nonostante i progressi della medicina la natimortalità nei Paesi sviluppati è del 5-7 per 1000 e anche la madre corre dei rischi, in gravidanza, durante il parto e il puerperio». Ad oggi, nei Paesi sviluppati, la mortalità materna è intorno al 16 per 100 mila.

La Società italiana di Ginecologia e Ostetricia individua sei urgenze cliniche. Il primo di cui parliamo con lo specialista è l’attacco eclamptico, caratterizzato dalla comparsa di convulsioni che si può presentare durante la gravidanza, il travaglio o dopo il parto. «È una condizione tipica del terzo trimestre – dice il dottor Bruno Piras - ed è spesso preceduta dalla pre-eclampsia. Comporta una elevata mortalità materna (attorno al 2%) e perinatale (10- 23%). L’incidenza viene stimata in circa 4-5 casi per 10 mila nati vivi nei paesi sviluppati».

Il distacco prematuro della placenta è invece una delle cause di coagulazione intravascolare disseminata, di shock emorragico, di rottura d’utero, e di insufficienza renale. «Comporta una elevata mortalità perinatale – dice ancora il ginecologo - e si presenta con una frequenza dello 0.45-1.3%. Deve essere valutata quando la donna è in età avanzata, fuma, fa uso di alcolici o droghe, è affetta da ipertensione o ha una gravidanza multipla. Si presenta con una frequenza dello 0.45-1.3% di tutte le gravidanze».

Piras si sofferma, poi sulla distocia di spalla, ovvero la fuoriuscita delle spalle, è una situazione imprevista, imprevedibile e che necessita di manovre precise. «Le complicanze materne in questa situazione – aggiunge - sono l’emorragia post-partum e le lacerazioni del canale del parto. Le complicanze neonatali sono l’asfissia, la morte e le lesioni del plesso brachiale. L’incidenza è del 1.4-1.6%. Il fattore di rischio principale è la macrosomia fetale, ma si può presentare nelle donne con diabete materno, obese o che hanno avuto lo stesso problema nelle gravidanze precedenti».

Un’altra emergenza ostetrico-ginecologica è l’inversione dell’utero. Si presenta di solito alla fine di un travaglio e se viene diagnosticata per tempo e si riposiziona l’utero velocemente la prognosi è buona. Si manifesta più facilmente in caso di placenta fundica o accreta e nelle primipare. Il fattore di rischio principale, in questo caso, è una scorretta trazione sul cordone associata comunemente alla manovra di Credé.

Quando il cordone ombelicale si trova davanti alla parte presentata con membrane rotte siamo d’avanti a un prolasso del cordone. «È un’emergenza grave - dice l’esperto - perché determina la compressione del cordone e quindi interruzione del flusso ematico e ipossia fetale. Una buona prognosi fetale è direttamente proporzionale alla velocità di intervento. L’incidenza è stimata nello 0.3-0.7% dei nati. Le cause più frequenti sono le presentazioni anomale, le gravidanze multiple, la rottura delle membrane, spontanea e/o artificiale, prima dell’impegno della parte presentata fetale e il polidramnios (eccessivo liquido amniotico)».

Infine, ma non di minore importanza, c’è l’emorragia post-partum. «Questa emergenza si verifica – spiga in conclusione il dottor Bruno Piras – quando la perdita ematica supera i 500 ml dopo un parto vaginale o i 1000 ml con un taglio cesareo. È la patologia responsabile di circa il 30% di tutte le morti materna e la sua incidenza è del 3-5% dei parti. Viene determinata da atonia uterina, lacerazioni del canale del parto, rottura d’utero, ritenzione placentare e inversione uterina».

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