Curare il dolore, al San Giovanni di Dio 600 accessi l'anno
Chi soffre di un dolore cronico, o chi sta affrontando una malattia degenerativa a progressione infausta, ha diritto a un percorso di cura adatto a combattere il dolore e a preservare al meglio la qualità della vita fino al suo termine. In Sardegna 8mila persone all’anno necessitano di queste cure precoci e terminali. Al San Giovanni di Dio, nel Centro delle cure palliative e terapia del dolore, vengono accolti più di 600 pazienti all’anno con una media di circa 60 nuovi accessi al mese. «Lo scopo delle cure palliative – spiega la dottoressa Maria Cristina Deidda, palliativista del centro – non è di guarire o contenere la malattia di base del paziente, ma di alleviare i suoi sintomi e il suo dolore fisico e anche psicologico, prendendosi cura di lui e della sua famiglia. Possiamo ritenere la cura palliativa come la branca della medicina più empatica».
Gli ambienti dove vengono accolti i pazienti e le loro famiglie al San Giovanni di Dio sono studiati secondo le linee guida delle cure palliative. «Nel nostro centro – continua la dottoressa Deidda – ci occupiamo di alleviare i sintomi che possono essere correlati alla patologia di base del paziente o correlati alle cure attive come quelle oncologiche, radioterapiche e chirurgiche. La sintomatologia che va palliata è molto vasta perché le cure palliative non sono solo oncologiche, ma per esempio neurologiche, internistiche, cardiologiche, infettivologiche e geriatriche quindi sono rivolte a tutte le persone affette da una malattia progressiva e incurabile. La finalità è sempre la stessa, prendersi cura del paziente, migliorando la qualità della sua vita sotto tutti gli aspetti perché il dolore non è solo fisico, ma anche emozionale, per questo lo definiamo un dolore totale. Le cure palliative precoci del San Giovanni di Dio precedono le cure terminali anche nel supporto del fine vita, erogabile su territorio, a domicilio e negli hospice, strutture apposite. Un’alta percentuale dei nostri pazienti ha tra i 40 e i 50 anni e con loro è possibile iniziare un percorso precoce di supporto psicologico e di preparazione alla terminalità che ci da il massimo delle soddisfazioni in termini di assistenza».
La legge 38/2010 impegna il sistema a occuparsi di cure palliative e terapia del dolore in tutti gli ambiti assistenziali, in ogni fase della vita e per qualunque patologia ad andamento cronico ed evolutivo, per le quali non esistono terapie utili. «Sono garantite per tutti – spiega la palliativista – ma purtroppo ancora poco conosciute e quindi poco richieste. Abbiamo dei dati che affermano che utilizzando le cure palliative precoci, quindi in fase iniziale, in associazione con le cure attive oncologiche, si ha un impatto anche sulla quantità della vita che viene allungata una media di 5 mesi». Anche i bambini possono essere colpiti da malattie inguaribili, per questo esistono anche le cure palliative pediatriche. «In Sardegna – racconta la dottoressa Deidda – l’Hospice di Oristano è l’unico ad avere due posti letto riservati ai bambini, la maggior parte di quelli rimanenti viene seguita al Microcitemico o in cure palliative domiciliari».
«È fondamentale – conclude la dottoressa Maria Cristina Deidda – la relazione medico-paziente. Il tempo di ascolto, l’attenzione, l’empatia e la comunicazione sono importanti quanto il tempo di cura, con migliori risultati durante la terapia».
C.F