Lebbra in Sardegna, il ruolo del San Giovanni di Dio nella storia

domenica 29 gennaio 2023
Giornata mondiale della lebbra 2023

La lebbra o morbo di Hansen fa parte delle 20 malattie tropicali dimenticate che però, nel 2021 ha segnato un aumento di più del 10%. Sebbene sia una malattia curabile e i farmaci vengano forniti gratuitamente, nelle aree più povere del mondo il morbo continua a colpire molte persone.

Quando parliamo di questa patologia in Sardegna, è doveroso citare il professor Alberto Serra, grande studioso di lebbra del 900, che ricoprì anche il ruolo di direttore dell’allora clinica dermatologica dell’Università di Cagliari, oggi Dermatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari al San Giovanni di Dio.

«Docente molto stimato – racconta la professoressa Laura Atzori, direttrice della Dermatologia del San Giovanni di Dio – è stato preside della Facoltà di Medicina (1928-31) e rettore dell’Ateneo Cagliaritano (1931-32). Le sue numerose pubblicazioni e la monografia sulla lebbra pubblicata nel 1941, sono un contributo importante per le conoscenze sulla malattia, in particolare sulla diffusione in Sardegna, di cui è documentata la presenza fin dal 1400».
Ancora oggi, a Cagliari, esiste il primo lebbrosario dedicato a San Lazzaro (noto come Lazzaretto) nel borgo di Sant’Elia, dove le persone affette dalla malattia venivano esiliate, allontanate dalla società in quanto al periodo incurabili.

«La lebbra fu importata verosimilmente dai Fenici - spiega la professoressa Atzori – e per secoli ha causato un focolaio nell’area dello stagno di Cabras, vicino agli insediamenti della città di Tharros. L’ospedale San Giovanni di Dio, fin dalla sua costruzione nel 1850, ha ospitato i malati di lebbra di tutta la Sardegna che venivano accolti in un padiglione dedicato, nella parte nord del giardino del presidio, attivo fino al 1932. Durante il periodo della guerra invece - conclude la professoressa Laurea Atzori - i malati venivano accolti presso alcuni locali della vecchia caserma di Is Mirrionis, che divenne il reparto Hanseniani, tutt’ora operativo».

«Il leprosario del San Giovanni di Dio – prosegue la direttrice della Dermatologia - per iniziativa del professor Serra, fu dichiarato "Centro di studio della lepra", conferendo così dignità scientifica ad una patologia ancora oggi negletta, sottoposta ad un forte stigma da parte della popolazione».

La lebbra è una malattia causata da un bacillo che si moltiplica molto lentamente nel corpo umano (Mycobacterium leprae). Se non trattata può causare danni progressivi e permanenti alla pelle, ai nervi, agli arti e agli occhi. Le cause principali sono rappresentate dalla mancanza di servizi sanitari e igienici appropriati, rese ancora più gravi dai pregiudizi culturali e dallo stigma, per i segni che la malattia lascia sul corpo.

Il modello di assistenza ai malati di lebbra in Italia combina gli interventi sanitari con quelli assistenziali, ed è particolarmente attento ad evitare lo stigma e l’emarginazione del paziente e della sua famiglia. Il 29 gennaio 2023 si celebra la 70a Giornata mondiale dei malati di lebbra istituita nel 1954 da Raoul Follereau, scrittore e giornalista francese. In Italia viene promossa dall'Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (AIFO). L'OMS ha pubblicato il “Towards Zero Leprosy – Global Leprosy (Hansen’s disease) Strategy 2021‒2030”, uno strumento per accelerare il progresso della lotta alla malattia e a tutte le altre malattie tropicali dimenticate, in sintonia con gli obiettivi ONU dello sviluppo sostenibile. Il programma strategico si concentra sull’interruzione della catena di trasmissione e sull’individuazione delle persone colpite e intende raggiungere un mondo con zero trasmissione dell’infezione, zero disabilità e zero discriminazione, con l’impegno ad una adeguata sorveglianza epidemiologica.

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