Emicrania ricerca e nuovi farmaci per combatterla

mercoledì 5 ottobre 2022
Emicrania ricerca e nuovi farmaci per combatterla

L’emicrania è una malattia complessa, dove la malattia stessa è il dolore e rientra nelle malattie in cui nel nostro genoma è presente la predisposizione ad ammalarsi. Stile di vita, ritmi serrati e iperattività del cervello sono alcuni dei fattori che facilitano l’attivazione di riflessi e quindi la comparsa del disturbo.

Quando si presentano questi fattori, spiega la dottoressa Alessandra Cherchi della Farmacologia clinica del San Giovanni di Dio «non si tratta solo di un mal di testa ma di un mal di testa associato a una componente neurovegetativa importante: l’individuo non può più muoversi, perché farlo aumenta il mal di testa, gli dà nausea, gli dà fastidio la luce e il rumore e il cervello inizia a pensare lentamente››.

«È in questo caso che si parla di una malattia invalidante- continua la dottoressa Cherchi - l’individuo non riesce più a svolgere le attività quotidiane, come studiare o lavorare, a causa del dolore pulsante››.

Le terapie sono di due tipi quella dell’attacco acuto, che serve a fermare la crisi nel momento in cui arriva, e la terapia preventiva, che invece serve a ridurre la frequenza emicranica. «Esistono nuovi farmaci – afferma la dottoressa Cherchi- che però sono in grado solo di gestire la patologia e non di farla guarire. Non esiste nessuna terapia al momento che possa far guarire dall’emicrania ma la ricerca è molto attiva in questo campo››.

L’emicrania non è sempre uguale, infatti, può presentarsi in diverse forme come l’emicrania con aura e la cefalea a grappolo.

Vediamo le differenze: ‹‹Per quanto riguarda la prima – spiega la dottoressa Cherchi – si tratta di casi in cui l’emicrania è preceduta da alcuni sintomi neurologici focali e quindi di una funzione neurologica che per l’80% è di tipo visivo. L’individuo improvvisamente, in apparente benessere e senza nessun fattore scatenante, inizia a vedere delle luci colorate che camminano e che tendono a ingrandirsi nel campo visivo, ruotano, si spostano e poi spariscono o regrediscono nella forma. Ci sono delle alterazioni della funzione visiva focale che devono avere una durata inferiore ai 60 minuti per essere considerati un’aura emicranica, poi devono andare in remissione spontanea e il dolore deve manifestarsi dopo questa componente neurologica››.

‹‹Può poi esserci anche una componente sensitiva - prosegue la dottoressa - cioè l’individuo sente a partire dalla punta delle dita delle mani disturbi della sensibilità che tendono a risalire verso il braccio, oppure può esserci una sensibilità alle labbra o alla lingua, o ancora si possono avere disturbi della parola e del pensiero››.

«Nel caso della cefalea a grappolo invece i sintomi– spiega la dottoressa Cherchi - sono la lacrimazione profusa, l’occhio rosso, il naso che si tappa oppure la rinorrea e il dolore causato dà un’irrequietezza psicomotoria importantissima, con una durata spontanea che deve stare entro le 3 ore, ma che si ripete come se si mettesse la sveglia. Si tratta di un dolore che ha un’intensità molto più forte rispetto a quello emicranico››.

«Al Centro cefalee dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari - conclude la dottoressa - al San Giovanni di Dio seguiamo circa 1500/2000 pazienti l’anno, provenienti da tutta la Sardegna e per la cefalea a grappolo è considerato un centro di riferimento regionale››.

M.C.

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