Psoriasi e artrite psoriasica, progressi e nuove terapie
La psoriasi è una malattia della pelle molto frequente, che in Sardegna raggiunge il 4% della popolazione per il forte impatto della predisposizione genetica. La maggior parte dei pazienti raggiungono un buon controllo di malattia con terapie locali, con la fototerapia e la balneoterapia, quindi grazie al clima favorevole e il mare.
«Per quei pazienti che necessitano di terapie sistemiche – spiega la professoressa Laura Atzori, direttrice della Dermatologia del San Giovanni di Dio – bisogna considerare che non esiste un’unica cura, definitiva, ma tante terapie che consentono di tenere sotto controllo le manifestazioni cliniche e indurre remissioni prolungate, che possano durare nel tempo».
La psoriasi può colpire anche le articolazioni e causare l’artrite psoriasica. Si calcola che un 30% dei pazienti che hanno manifestazioni cutanee soffrono di manifestazioni articolari, più gravi della sola componente cutanea, perché il danno articolare è definitivo, al contrario della pelle che comunque guarisce senza particolari esiti.
«Negli ultimi anni – dice il professor Alberto Cauli, direttore della Reumatologia del Duilio Casula - si è osservata la registrazione da parte delle autorità regolatorie europee e dell’Aifa di nuovi farmaci biotecnologici che hanno dimostrato grande efficacia e sicurezza nella cura dei pazienti affetti sia dalla forma cutanea che di quella articolare. Questo ha consentito di poter scegliere per ogni paziente il farmaco più adatto in base alle caratteristiche cliniche di malattia».
Quindi, conclude l’esperto dell’Aou di Cagliari, «i sanitari e i loro pazienti non possono quindi che accogliere con grande soddisfazione le notizie sulla disponibilità di nuove molecole che consente di applicare la così detta medicina di precisione nella quale i diversi farmaci vengono scelti in base alle caratteristiche e alle eventuali co-patologie dei singoli pazienti».
L’auspicio, aggiunge la professoressa Atzori, è che, «soprattutto i biologici maggiormente e da più tempo utilizzati (ovvero gli Anti-TNF il cui costo è ormai sovrapponibile a quello dei farmaci tradizionali) possano essere riconosciuti come prima linea di trattamento. Per le attuali linee guida la prescrizione dei farmaci biologici è vincolata, a parità di gravità della psoriasi, all’aver già praticato terapie tradizionali senza successo o non poterle assumere per la presenza di controindicazioni o complicanze. La maggior parte degli esperti in ambito nazionale ed internazionale è concorde nel ritenere i farmaci biologici più sicuri oltre che decisamente più efficaci nella cura della psoriasi, rispetto ai tradizionali».
Dunque, dice ancora la direttrice della Dermatologia, «è importante prendere in considerazione l’esperienza maturata durante questa pandemia: non c’è stato un aumento del rischio di contrarre il COVID-19 tra i pazienti che hanno proseguito le terapie con farmaci biologici. Anzi, grazie all’assenza di malattia cutanea, sono potuti rimanere a casa senza doversi recare in ospedale».
Nei pazienti che, sfortunatamente hanno contratto il Covid-19, inoltre, «si è osservato un andamento più benigno e una guarigione talmente veloce che non è stato di fatto necessario interrompere la terapia. Si è arrivati a ipotizzare che l’azione di controllo sull’infiammazione sia di beneficio anche nel limitare la tempesta citochinica, responsabile delle forme più gravi di Covid-19».
CP